#Macelleria ad Harsha in Libia

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5 Luglio 2021

Aitam è il nome del libico che comanda nella prigione informale di Harsha, in Libia, vicino Zawija. Lui si fa aiutare dal fratello Ismael: sono violenti e armati e con il loro gruppo mi tenevano rinchiuso insieme ad altri 300 migranti, bengalesi e subsahariani. Mi hanno picchiato e maltrattato per 2 mesi, trattato peggio di una bestia, e mi hanno negato cibo e acqua.
Mentre ero recluso ad Harsha ho visto decine di migranti bengalesi come me presi a pugni e calci, colpiti col bastone, umiliati. Aitam, il libico, spesso si fa aiutare da altri migranti a torturare le persone rapite: li costringe a farlo ed alcuni li paga. Mentre ero lì dentro ho visto più volte arrivare soldati e altri immigrati bengalesi. Ho capito e sentito che provenivano da Ossama Prison, un carcere del governo libico: Aitam tiene rapporti con i soldati di quel carcere e fa affari con loro. Chiedono il riscatto e vendono le persone rapite o incarcerate. I soldati di Ossama Prison venivano dentro Harsha e facevano festa usando droghe, cibo e alcool assieme al gruppo di Aitam. Spesso ubriachi o sotto effetto di droghe usando violenza contro di noi e ci colpivano. Era terribile.

(Testimonianza raccolta in data 23.06.2021 presso l’ambulatorio di Ragusa da Giuseppe Cannella, Psichiatra e psicoterapeuta del team MEDU Sicilia)

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