H. , 20 anni, Gambia

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6 Novembre 2017

Tre anni fa sono partito dal Gambia e mi sono diretto in Libia dove sono rimasto per tre anni. Due di questi li ho trascorsi in prigione. Sono stato rapito quasi subito dagli Asma boys e condotto in una prigione gestita da loro. Questi due anni sono stati molto difficili. In prigione mi hanno picchiato e torturato perché volevano da me dei soldi da versare come riscatto. Io non avevo soldi e non avevo nessuno a cui chiederli. Così mi hanno costretto ai lavori forzati, nel senso che lavoravo senza mai ricevere una paga. Per due anni ho fatto il saldatore. Le condizioni erano disumane. Non ci davano cibo né acqua per ore e non ci venivano fornite delle protezioni. Il mio corpo è pieno di cicatrici. Il ferro incandescente mi si attaccava addosso. Quello che mi salvava era la musica. Infilavo le mie cuffie alle orecchie e non ero più lì. E potevo andare avanti. Un giorno mi sono ferito più gravemente del solito. Grazie alla ferita sono riuscito a scappare. Era circa 1 anno fa. Sapevo che c’era un posto, lo chiamano street 27, in cui è possibile trovare lavoro e ricevere una paga. Sono rimasto lì per 1 anni. Poi di nuovo ho incontrato gli Asma boys. Volevano rapirmi e riportarmi in prigione. Sono riuscito a scappare ma nella fuga mi hanno sparato. Il proiettile mi ha attraversato il fianco. Questo è successo due settimane fa. Poi sono riuscito ad imbarcami.

Testimonianza raccolta presso l’Hotspot di Pozzallo, 16 ottobre 2017

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