F., 23 anni, Nigeria

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16 Ottobre 2017

Sono entrato in Libia 6 mesi fa e sono subito stato portato in prigione. Sono scappato dal mio paese perché la vita era troppo pericolosa, in Libia era ancora più pericoloso. Mi hanno rapito subito e mi hanno portato in prigione. Non so dire dove si trovasse la prigione, non ho avuto nemmeno il tempo di capire dove fossi. Sono rimasto in prigione fino a poco prima di imbarcarmi ed è stato terribile. Non avevamo niente da mangiare, ci davano solo un pezzo di pane e poca acqua e dovevamo lavorare tutto il giorno senza fermarci. E poi mi hanno fatto tanto male. Più spesso mi picchiavano, con le mani o con i bastoni. Soprattutto mi picchiavano sulle ginocchia, ho pensato più volte che non avrebbero retto e che si sarebbero rotte. Adesso sento tanto dolore, sia quando sto fermo che quando cammino e ho queste cicatrici che non voglio vedere e non so se se ne andranno mai via. A volte mi torturavano con la corrente elettrica. Sempre sulle gambe, anche questo mi ha lasciato delle cicatrici. Continuo a sentire nelle orecchie i loro spari e le loro urla, li sento da sveglio e arrivano anche nei sogni.

Testimonianza raccolta presso l’Hotspot di Pozzallo, 16 ottobre 2017

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