Diario da Pozzallo #6

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17 Luglio 2018
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3 donne e 14 bambini sono scesi da un rimorchiatore della Guardia di Finanza che ha attraccato verso le ore 20 alla banchina militare del Porto di Pozzallo. Alcune donne, il cui peso raggiunge a stento i 40 kg, faticano a camminare ed un paio vengono subito fatte salire in ambulanza.
Forse, la migliore sintesi di questo sbarco è un bimbo eritreo di un anno e mezzo, giunto insieme alla mamma. Ha la scabbia, riporta sul corpicino diverse cicatrici, sul labbro un estesa ferita non cicatrizzata: “Lo hanno picchiato in Libia” dice la mamma, mentre il figlio mostra costanti reazioni di paura ad ogni piccolo rumore e agita la manina su e giù, probabilmente simulando le percosse viste e subite durante la detenzione in Libia. Sono numerosi i minori che riportano gravi sintomi fisici/psichici ed in aggiunta ustioni da sole conseguenti alla lunga attesa prima dello sbarco. Donne e bambini hanno trascorso in media da uno a due anni nelle prigioni libiche subendo violenze ripetute, torture, continue privazioni di cibo acqua e cure mediche.
Lasciamo l’hotspot verso mezzanotte; il tempo di tornare a Ragusa ed arriva la notizia che il Ministero dell’Interno ha dato l’autorizzazione allo sbarco degli ulteriori 384 uomini, lasciati da giorni sotto il sole cocente e le cui condizioni di salute peggioravano di ora in ora. Il team di MEDU proseguirà oggi in Hotspot l’assistenza a tutte le persone sbarcate.

Testimonianza del Team di Medu a Pozzallo, 15 luglio 2018

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